نبذة مختصرة : Facendo riferimento alla tripartizione di Jakobson del concetto di traduzione, questo elaborato di tesi si prefigge di analizzare due tipi di traduzioni del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby. Il primo capitolo si concentra sulle traduzioni intersemiotiche del romanzo: cinema, teatro, adattamenti musicali, e infine eventi, fumetti e videogame. Si ripercorrono le tappe più significative delle rielaborazioni del Gatsby in ordine cronologico, mettendone in luce le caratteristiche principali ed evidenziando come la nozione di “fedeltà”, spesso utilizzata come simbolo di “qualità”, sia un inadeguato criterio di giudizio. Fondamentali, a questo proposito, sono gli studi di Hutcheon che ribadiscono la messa in discussione del “fidelity criticism” e suggeriscono di analizzare gli adattamenti in quanto tali, come frutto di un processo creativo e non semplici prodotti ancillari. Si sono riprese e commentate inoltre molte recensioni delle trasposizioni descritte, per illustrarne la ricezione e le conseguenti nuove interpretazioni che tali adattamenti hanno apportato al romanzo. Il secondo capitolo dell’elaborato prende in esame la ricezione del Gatsby nel contesto italiano e procede con l’analisi di alcune traduzioni. Si esaminano innanzitutto i tratti salienti delle traduzioni di Cesare Giardini del 1936 e di Fernanda Pivano del 1950. Successivamente, lo studio si concentra su tre traduzioni uscite nel 2011, allo scadere dei diritti sul romanzo, che sono piuttosto diverse tra loro, sia per strategie adottate che per l’identità dei traduttori stessi, ma tutte vincitrici ex-aequo del premio Gregor von Rezzori per la migliore traduzione nel 2011. I testi sono stati analizzati con un approccio comparativo e seguendo le indicazioni della critica produttiva di Berman, che volta per volta ha messo in luce le differenze e le somiglianze per quanto riguarda il lessico, il registro, la semantica e la resa di ellissi e metafore. Infine, dopo una introduzione al fenomeno delle traduzioni collaborative, l’ultima ...
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